Sguardo sul processo
Spesso, che si tratti di sport, di lavoro o di obiettivi personali, ci si focalizza solo sul risultato, escludendo la prestazione e, soprattutto il processo (quello che si fa per arrivare al risultato). Il mio consiglio è di concentrarsi sugli obiettivi di processo e su quelli di prestazione (nell’articolo “Obiettivi e obiettivi efficaci” troverai le distinzioni tra le tipologie di obiettivi.)
Essere focalizzati esclusivamente sul risultato, soprattutto nel mondo di oggi, iper-competitivo, giudicante, veloce e in continuo “upgrade”, può essere svantaggioso e innescare conseguenze anche più negative di un risultato insoddisfacente.
PERCHÉ IL PROCESSO e NON IL RISULTATO?
Concentrarsi sul processo sostanzialmente significa concentrarsi sul fare tutto ciò che serve per arrivare al risultato al meglio delle proprie possibilità (impegnarsi per dare il massimo nei sotto-obiettivi) senza preoccuparsi (occuparsi prima) del risultato.
Stare con il pensiero sul processo prima, e sulla prestazione nel momento della stessa, riduce i livelli di ansia, preoccupazione e aspettativa e aumenta la sensazione di controllo e di efficacia: focalizzando l’attenzione sul da farsi si è più rivolti verso le proprie abilità / possibilità e ci si gode di più la preparazione, persino nelle difficoltà.
Indirizzare le energie fisiche e mentali sul processo (= cosa fare per…) e sulla prestazione (= potenziale meno interferenze) porta il risultato a essere “solo” una conseguenza, un risultato, appunto, di qualcosa che è stato fatto prima.
Il risultato dipende da: PRESTAZIONE (controllabile) + INSIEME di VARIABILI (non controllabili) (avversari, giudizio arbitrale, condizioni climatiche, campo di gioco, ecc.). Dato che l’insieme di variabili non è controllabile, non è meglio concentrarsi al 100% sulla prestazione e sul processo da compiere per realizzarla?
Inoltre, il risultato è qualcosa che si materializza solo dopo, quando la prestazione si è conclusa. Per cui, a meno che pensare al risultato (es. “Vincerò”) non dia una buona carica motivazionale, pensarci prima non è così utile, meglio pensarci a tempo debito, quando la performance sarà finita.
COME ESPRIMERE IL PROPRIO POTENZIALE E DARE IL MASSIMO (sia durante il processo che durante la prestazione)?
Ecco alcuni consigli:
- Indirizzare l’attenzione su ciò che si può controllare e agire con il massimo impegno (intenzione, determinazione e azione).
È possibile controllare tutto ciò che riguarda la propria preparazione fisica e mentale: impegnarsi al massimo negli allenamenti se si tratta di sport, o nello studio se si tratta di superare un esame, concentrarsi su un determinato aspetto da migliorare, rimanere focalizzati, scomporre gli obiettivi, riposare bene, evitare stress non necessari, praticare la respirazione, mantenere un dialogo interno funzionale, ecc..
2. Riconoscere i punti “critici” (paure, emozioni fuori controllo, pensieri disfunzionali, distrazioni, ecc.), capire perché ci sono ed affrontarli e, successivamente, fare in modo di non alimentarli, spostando l’attenzione su ciò che invece è utile (vedi punto 1 – l’obiettivo, le azioni quotidiane, ecc.).
3. Stare nel momento presente
Più indirizziamo la nostra attenzione consapevole in quello che stiamo facendo nel momento in cui lo stiamo facendo più siamo focalizzati e massimizziamo i risultati. Rivolgere i pensieri su azioni, esperienze o ricordi passati, così come immaginare eventi futuri, ci distoglie da ciò che conta di più: il qui e ora. Poiché non abbiamo potere né sul passato né sul futuro, rivolgervi le nostre energie non è utile; al contrario, agire e stare nel presente è possibile e altamente produttivo (in qualsiasi ambito e situazione).
Per fare pratica: iniziare immediatamente (da questo esatto momento) chiedendosi “Dove sono ora? Cosa sto facendo? Sono totalmente concentrato su questo o sto pensando ad altro?” e aumentare l’attenzione sull’attività che stiamo svolgendo (leggere questo articolo), poi cercare di farlo ogni volta che si realizza di non essere pienamente concentrati e “nel momento”.
4. Ricordarsi la motivazione, il Perché
Ricordarsi ciò che ci ha spinto a iniziare, ad agire verso una certa cosa e a fare determinate scelte aiuta a mantenersi attivi e motivati durante il Processo, pensare al proprio Perché, soprattutto nei momenti di difficoltà, aiuta a non demordere e riporta l’attenzione sull’obiettivo.
5. Valorizzare i propri punti di forza: abilità, competenze, comportamenti efficaci, conoscenze.
In questo caso va bene riportare alla mente esperienze passate positive, situazioni in cui abbiamo fatto bene e avuto successo, anche tramite parole, immagini o sensazioni. Questo crea rinforzo positivo e aumenta la nostra fiducia e determinazione.
UNA TECNICA POTENTE: IL DIALOGO INTERNO STRATEGICO
Uno degli strumenti più efficaci da usare, attuabile anche nelle circostanze elencate sopra, è il DIALOGO INTERNO STRATEGICO, che consiste nel modificare il modo in cui parliamo a noi stessi.
Per essere strategico (funzionale) il dialogo interno dev’essere: al presente, in termini positivi (dire ciò si vuole ottenere e non ciò che non si vuole ottenere), basato sui fatti e non sulle percezioni, razionale, temporaneo e utile.
Esempio
Situazione: Andrea sta per affrontare un esame importante e si sente ansioso.
Dialogo interno negativo di Andrea:
- “Non sono abbastanza preparato. Sicuramente dimenticherò tutto quello che ho studiato.”
- “Ci saranno domande alle quali non saprò rispondere. Fallirò per l’ennesima volta.”
- “Se non supero questo esame non riuscirò mai a concludere nulla.”
Dialogo interno positivo di Andrea:
- “Sono un po’ nervoso per questo esame, ma so che mi sono preparato bene.”
- “Ho studiato ogni giorno, ho fatto pratica e mi sono impegnato al massimo, perché dovrebbe andare male?”
- “Se mi blocco, posso fare un respiro profondo, mantenere la calma e concentrarmi. Ho superato altri esami difficili in passato e posso farlo anche questa volta.”
*La situazione è la medesima, la persona è la medesima, quello che cambia è il modo di osservare e percepire la realtà in quel determinato momento. Mediante il dialogo interno funzionale si può ristrutturare la percezione della realtà e, di conseguenza, cambiare le proprie emozioni e i comportamenti.
CONSIGLI PRATICI
Quando ti accorgi che è in corso un dialogo interno negativo applica questi accorgimenti (ovviamente la prima cosa da fare è rendersi conto che c’è un dialogo disfunzionale / demoralizzante in atto):
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- CAMBIA IL TONO – Divertiti a ripetere quanto hai pensato con una voce comica, sbeffeggialo o rendilo ironico, inconsciamente ti libererai anche del suo condizionamento.
- CAMBIA IL TEMPO – Trasforma le frasi in una forma passata, condizionando la mente su un futuro differente da quanto è stato finora: “Non ero in grado…” “Il fatto che la scorsa volta non sia riuscito non implica che anche oggi sarà così.”
- DOMANDA / DUBITA – Fatti delle domande che obblighino la tua mente a mettere in dubbio le affermazioni generate dal dialogo: “Perché non dovrei essere in grado?”.
- USA LA 3^ PERSONA – Parlati in terza persona, questo crea distacco dal tuo pensiero negativo: “Andrea é in ansia.”.
- USA IL “MA” – Aggiungi la congiunzione “ma” alla fine del pensiero negativo, seguita da un pensiero positivo: “Non ero in grado, ma adesso sono all’altezza della situazione perché …”
- STAI SUI FATTI – Riconosci se nel dialogo interno ti stai basando su fatti reali oppure su percezioni o esperienze passate, questo ti aiuta a rimanere lucido, a non catastrofizzare o creare profezie auto-avveranti. “Il pensiero che non ce la farò non è un dato di fatto, è solo un pensiero.” “La paura mi fa pensare che non ce farò, ma il fatto è che sono molto preparato”.
- RIDUCI IMPORTANZA – Togli importanza alla questione del dialogo interno, contestualizzando con situazioni più ampie, questo ti aiuterà ad abbassare lo stress legato all’aspettativa. “È solo un altro esame” “Una sfida come tante.” “Se non passerò l’esame, tornerò a studiare…”.
- DAL MOMENTO CHE – Datti un’iniezione di accettazione e calma usando all’inizio della frase “Dal momento che”. “Dal momento che ho fatto tutto il possibile, so che il risultato sarà quello che dovrà essere.”.
Queste tecniche hanno due obiettivi: insegnarci a osservare i nostri pensieri senza subirne il condizionamento e metterli in discussione per ristrutturarli a livello cognitivo.
UN’ULTIMA RIFLESSIONE
Spesso i limiti alla realizzazione delle migliori performance sono posti dalla nostra mente.
Con il mental training questi limiti si possono abbattere, liberando così il nostro potenziale.
La nostra mente funziona come un computer e pertanto si può riprogrammare.
Elabora immagini, parole, esperienze e cerca soluzioni immediate per rispondere alle varie situazioni.
Se nel nostro database non sono state inserite determinate informazioni o se queste sono “errate” e disfunzionali (per varie cause che non approfondisco qui), verranno reperiti sempre gli stessi dati e il cervello adotterà gli stessi “percorsi d’azione”, perché sceglie sempre il modo più veloce, e conosciuto, per agire (uno dei suoi obiettivi principali è il “risparmio energetico”). In questo modo, però, i soliti “percorsi d’azione” non risulteranno sempre adatti.
Il principio su cui opera il coaching è di creare, tramite varie prove e ripetizioni, sempre più reti neurali, “vie da percorrere”, in modo da inserire nel computer una gamma più ampia di soluzioni.
Più ci si allena e più le “nuove strade” diverranno scelte automatiche del cervello.
Se sei interessato a scoprire di più su come creare nuovi “percorsi d’azione” e vuoi ottimizzare e pianificare al meglio i tuoi obiettivi per ottenere risultati, contattami e sarò felice di aiutarti!